martedì 10 agosto 2021

Articolo: Ma facciamo domande?

 

Se un articolo ha un titolo come questo, la risposta sottesa è sicuramente: NO.

Non le facciamo.

Forse per timidezza, forse per presunzione, forse per supponenza o forse (purtroppo) per stupidità.

Quale che sia il motivo, è sicuramente un problema (nella vita non ne parliamo), specie quando parliamo di un Gioco di Ruolo (da qui GDR) che si basa sull’interazione sociale.

Ma prima di entrare nel dettaglio di quali domande farsi, ci si dovrebbe chiedere perché ce le dovremmo porre.

La certezza di una buona convinzione deve essere costruita su solide fondamenta, ma lo è veramente? O è solo un postulato che ci siamo convinti sia inattaccabile?

Spesso si danno per scontate molte scelte e opinioni (specie quelle altrui) svilendo così o riducendo di fatto l’esperienza di gioco.

L’onestà quindi dovrebbe guidarci nelle nostre scelte nei GDR, ne gioverà la nostra esperienza e divertimento.

Ma veniamo alle domande e come al solito è meglio sempre partire da se stessi.

    1) Cosa mi piace? Sembra banale e forse anche stupito, ma se ci pensate questa cosa non è sempre così scontata: molte volte siamo portati a sovrapporre quelli che sono i nostri gusti personali a quelli di chi ci stanno attorno. Questa cosa si chiama “senso di integrazione”: ossia facciamo nostre, inconsciamente, credenze/gusti di chi ci sta attorno (e stimiamo/vogliamo bene) per senso di appartenenza e integrazione. Nulla di male in sé sia chiaro: ma di fatto rischiamo di perdere delle occasioni di divertimento importanti. Faccio un esempio banalotto: se siamo appassionati di romanzi horror, ma giochiamo solo a GDR di ambientazione tolkeniana forse qualche domanda dovremmo farcela.

    2) Che tipo di giocatore sono? Per rispondere a questa domanda serve tanto senso critico personale o qualcuno di veramente sincero vicino che ci aiuti. Banalmente se fossimo dei powerplayer (ossia giocatori amanti del potenziamento del proprio personaggio in maniera estrema), certi tipi di GDR non farebbero assolutamente al caso nostro. Questa sia chiaro non vuole essere in alcun modo una critica su questo stile di gioco (tutt’altro), ma vuole essere una presa di coscienza su cosa ci piace per aumentare la nostra esperienza. Allo stesso modo giocatori più portati all’aspetto interpretativo si troverebbero più a loro agio con GDR che esaltano questa loro attitudine. Gli esempi potrebbero essere infiniti.

    3) Con che tipo di giocatori mi piace giocare? Spesso si tende a confondere GDR e amicizia, o a sovrapporre le due cose. Sia chiaro spesso giochiamo di ruolo con amici, anzi la prima volta capita di “ruolare” con una compagnia di giocatori in realtà amici d’infanzia. E va benissimo. Ma un conto sono l’amicizia, un’altra è l’esperienza di gioco: perché, se siamo un giocatore di un certo tipo, essere magari circondati da players di quello opposto al nostro non aiuta.


Come vedete domande molto semplici, quasi banali, ma che, se si risponde con sincerità e spirito critico potrebbero dare adito a degli esiti sorprendenti.

A questo punto mi sento di dare delle linee guida, o meglio dei postulati che dovrebbero sempre guidare chi si impegna a fare una analisi critica.

    1) Il mio gusto personale ha la stessa dignità di quello altrui, e merita il massimo rispetto.

    2) Il gusto altrui ha la stessa dignità del mio, e merita il massimo rispetto.

    3) Se do qualcosa per scontato, sono in realtà vittima di un pregiudizio.

    4) Se gli altri danno qualcosa per scontato, sono loro vittime di un pregiudizio.

    5) Se non chiedo, non saprò mai.

    6) Se mi diverto, allora va tutto bene.


Concludo citando uno dei miei film preferiti, Per qualche dollaro in più

Colonnello Douglas Mortimer: Le domande non sono mai indiscrete. Le risposte lo sono, a volte.